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Pietro Laureano
LE TECNICHE TRADIZIONALI DI GESTIONE DELL’ACQUA: UN NUOVO MODELLO PER UN PAESAGGIO E UNA CITTA’ SOSTENIBILE Il ruolo dell’acqua è così importante per la vita di tutti gli organismi che anche gli animali hanno sviluppato comportamenti utili alla sua gestione. Nel deserto varie specie di mammiferi scavano buche per facilitare la raccolta spontanea di acqua e animali come i castori costruiscono dighe per il controllo idrico. Non deve meravigliare quindi che già i primi ominidi realizzarono superfici e argini di raccolta di acqua. La più arcaica struttura di questo tipo sinora individuata potrebbe essere quella rinvenuta nel sito di Isernia dove in località La Pineta è stata scavata una paleosuperficie risalente dai 700.000 ai 500.000 anni fa costituita da un aggregato di ciottoli di travertino, resti ossei e manufatti in calcare formati un primordiale lastricato (Peretto 1991). Più certe sono le tecniche impiegate nel Paleolitico da gruppi nomadi di Cacciatori Raccoglitori appartenenti alla nostra specie Sapiens. Questi potevano realizzare la loro mobilità grazie alla conoscenza approfondita del territorio e in particolare dei metodi di rinvenimento e di approvvigionamento d’acqua. L’umanità paleolitica raccolse l’acqua bevibile nelle caverne dove si verificava lo stillicidio e la percolazione naturale e realizzò lastricati di pietre per raccogliere le piogge e indirizzarle in pozze. Usò sbarramenti, fossati e allineamenti di pietre per agevolare la vegetazione spontanea e la pratica della pesca (Drower). Nelle steppe, le savane e i deserti lungo gli altopiani carsici o le pianure interfluviali i gruppi umani sfruttavano aree favorevoli ai margini di zone soggette ad alternanze di impaludamento e di siccità tramite tecniche di regolazione dei flussi. Queste evolvono in imponenti sistemi di trappole funzionali alla pesca come quelle rinvenute in località Mount William in Australia (Lourandos 1980) e in Nuova Guinea dove da 9.000 a 6.000 anni fa fu sviluppato un complessi sistema di canali di drenaggio (Diamond 1997). Le forme labirintiche riprodotte nei simbolici graffiti rupestri sono le stesse utilizzate nei recinti dove vengono svolte le prime esperienze di addomesticamento. La raccolta di acqua è associata all’origine della spiritualità e dell’arte come attestano le rappresentazioni nelle caverne e il rinvenimento a El Guettar in Tunisia di un tumulo artificiale di pietre risalente a 150.000 anni fa, contenente selci e manufatti paleolitici, dalle evidenti funzioni simboliche collegate a pratiche idriche (Gruet 1955). Questo sapere, frutto di esperienze verificate nel lungo periodo, è consolidato attraverso il successo dei detentori, memorizzato tramite il pensiero simbolico e l’arte, trasmesso nei racconti attraverso le generazioni. Esso, a partire dai più arcaici luoghi di origine in Africa, si diffonde nel mondo intero parallelamente all’espansione dei gruppi umani. Il sistema di conoscenze dei Cacciatori Raccoglitori rimane un substrato comune a tutti i popoli che muta, si evolve o si perde secondo le condizioni ambientali e sociali. E, a volte, riemerge spiegando così le analogie che spesso si riscontrano nei miti, le tecniche e le forme tra genti e luoghi lontani. versión completa | versión PDF |